Crespellano ha origini antiche.
I reperti archeologici venuti alla luce in gran numero nelle ricerche-scavi effettuati durante il secolo scorso, infatti, ci riportano all'età remota della preistoria.
Nella terrazza pliocenica di Pragatto esistono resti di rocce risalenti al periodo geologico dell'era Cenozoica o terziaria. Ai piedi della stessa collina sono stati rinvenuti reperti e manufatti risalenti al Paleolitico medio o musteriano; sempre nei pressi, si deve all’illustre archeologo G. Gozzadini la scoperta nel 874 di una necropoli a cremazione ed all'archeologo Zannoni, nel 1879 quella di una stazione terramaricola.
Ecco la testimonianza del Gozzadini ne L'Appennino Bolognese 1881: Nel comune di Crespellano a valle della strada di Bazzano, nel podere casino del marchese Banzi, a 16 chilometri da Bologna, esplorai in parte nel 1874 una necropoli, con figurine simili a quelle delle terramare, riferibile quindi all'età del bronzo.
Gli ossari deposti a due strati eran senza intervalli; ne levai 250, una parte dei quali ho posto nel museo civico.
A valle della stessa strada presso il rio Martignone in Pragatto, fu segnalato nel 1879 dal Zannoni un acervo che dà a conoscere la più ricca e importante terramare del bolognese. “Vi erano insieme ossa spezzate di quadrupedi in gran copia e qualcheduna ridotta in guisa da servire come punteruolo: due rami e molti magnifici palchi di corna di cervi, alcuni dei quali lavorati; è pur notevole un dente d'orso."
Altri reperti vennero alla luce negli scavi effettuati alla Ca' Selvatica, nella zona San Lorenzo a Calcara e nei pressi della località Banzi-Chiesa Nuova di Crespellano. Particolarmente degne di nota due splendide steli etrusca e villanoviana.
Dopo l’ormai accertata presenza dei Galli Boi in epoca pre-romana, per trovare tracce del nostro paese dobbiamo giungere alla colonizzazione di epoca romana, alla quale si deve tra l'altro il nome di Crespellano: è di quell'epoca, infatti, la citazione del Fundum Crispinianum come premio assegnato ad un generale di nome Crispino.
Sempre ai Romani si devono le due principali vie di comunicazione che delimitano i territori di Crespellano e delle sue frazioni Pragatto e Calcara: le vie consolari Emilia e Claudia (l'attuale Bazzanese). Ma la testimonianza più significativa di quell'epoca è la "centuriazione", modello di gestione del territorio che ricalca il "castrum", ossia l'accampamento militare, da cui presero forma le stesse città romane, tipicamente organizzate su reticoli di strade perpendicolari e parallele.
Applicata in campagna, la centuria disegna un quadrato di terreno 700 x 700 metri, delimitato da strade e fossi, di cui si scorgono ancora oggi tracce nella campagna tra Crespellano e Calcara. Nella ripartizione agraria del territorio sono tuttora individuabili le linee dei ‘decumani’ (es. via Castellaccio) e dei ‘cardi’ (es. via Cassola) delimitanti le centurie coloniche.
In periodo romano sembra che Crespellano sia stato la sede di pagus, denominato secondo alcuni storici Verabulum, rimasto poi uno dei castelli disseminati lungo la linea del confine tra l'Esarcato di Ravenna e il territorio dei Longobardi.
Periodo medievale: dall'epoca romana, conclusasi con devastanti invasioni barbariche di cui non abbiamo traccia, ma che certamente avranno coinvolto anche il nostro territorio, il filo della storia ricomincia a dipanarsi nell'800 circa.
In questo periodo una Carta Nonantolana riporta che Orso Guerriero, feudatario di Carlo Magno, dona le terre di Crespellano all'Abbazia di Nonantola. E’ verosimile che le nostre terre si siano giovate dell’immensa e per certi versi incredibile opera di bonifica operata da quell'Abbazia, che come tutti i conventi benedettini in Europa trasformò le paludi in campi coltivati, al punto che queste terre costituirono per molto tempo di contesa prima di venire annesse all’immenso feudo di Matilde di Canossa, alla quale appartenevano i castelli di Castelletto e Monteveglio, suoi principali avamposti nella zona.
Dopo la morte della contessa, a Pragatto e Crespellano regnarono varie famiglie feudali, mentre Calcara dipendeva dall'Abbazia di Nonantola. Seguirono varie vicende, tra cui la pacifica sottomissione del territorio, dal 1157 al 1188, ad opera del Governo di Bologna, come attesta l'ordinamento dato da Bologna al Contado nel 1223. In forza di ciò Crespellano, Pragatto e Calcara vennero divise in tre distinte comunità. Successivamente e fino all'istituzione del Capitanato di Bazzano, nel 1508, il Castello di Crespellano fu più volte coinvolto nella guerra tra Bologna e Modena e conseguenti occupazioni del territorio ad opera non solo delle truppe modenesi, ma anche di Guelfi, Ghibellini, Visconti, Imperiali, truppe pontificie, mercenari con i vari Capitani di Ventura (fra cui John Hawkwood ribattezzato in italiano Giovanni Acuto) e Bentivoglio. Drammatiche vicende che di volta in volta recarono gravi danni al castello, vittima di assedi, saccheggi e vendette con pesanti devastazioni nella campagne.
L’edificio riuscì a reggere l’urto dei ripetuti assalti, ma è certo che sul finire del XV secolo le sue condizioni, ed ancor più delle campagne limitrofe, erano miserevoli.
Periodo moderno - All'inizio del secolo XVI i conflitti fra Bologna e Modena cessarono e finalmente Crespellano, Pragatto e Calcara, sotto il dominio dei Visconti, conobbero un periodo di relativa pace.
Le pressoche' disabitate campagne si ripopolarono gradualmente fino a diventare, con la circolazione di nuovi capitali, floride al punto da costituire fonte di redditi anche cospicui per le famiglie senatoriali bolognesi, che edificarono ville di cui ancora oggi restano numerosi e importanti esempi sul territorio.
Si deve a tali eventi se Crespellano è divenuto una delle maggiori attrattive di interesse turistico culturale della zona: importanti lasciti del periodo medievale sono la chiesa di San Savino (VIII sec.), verosimilmente traslata a Crespellano dal colle di Pragatto sul finire del ‘400; cappelle dell'XI secolo come l'Oratorio di San Michele del Sorbetolo o del XIII secolo come la chiesa di San Francesco; infine il Confortino, Torre Colombaia che nel '300 era accorpata ad un convento francescano.
In epoca più moderna, invece, principali fonti di interesse turistico divennero le ville padronali e le annesse cappelle edificate dalle famiglie della nobiltà bolognese nel corso di due secoli.
Per lungo tempo le uniche tracce di vita e di storia del nostro paese sono rinvenibili negli archivi parrocchiali, diocesani e privati delle maggiori famiglie possidenti. Ciò ha consentito di ricostruire schegge di vita quotidiana del paese, le vie, le famiglie e soprattutto l'influsso di grandi eventi come epidemie, carestie, riavvio di cicli economici, impatto delle nuove modalità di coltivazione. Ma anche comprendere, ad esempio, come Bologna e il suo territorio nel XVII secolo fossero diventate una potenza a livello europeo grazie alla lavorazione della seta, succedendo in questo alle Repubbliche Marinare, ormei estromesse dalle grandi rotte intercontinentali che hanno fatto la fortuna di Spagna, Portogallo, Inghilterra e Olanda.
La storia con la S maiuscola riaffaccia a Crespellano nel 1796, quando il generale Bonaparte, giunto sul posto, scardinò potere e struttura di governo pontificia introducendo modelli organizzativi che la Restaurazione del 1815 non abbandonerà più, anche perché più funzionali rispetto ad un modello di governo ormai vecchio di secoli.
Nel 1805 Napoleone dispose l'ordinamento comunale e relative funzioni: in forza di ciò sorsero due comuni moderni con i relativi sindaci. Crespellano con Pragatto e Calcara con Sant'Almaso e S. Maria in Strada.
Nel 1810 un altro decreto sancì la riaggregazione di quei nuclei abitati, dando luogo al Comune di Crespellano “moderno” quale sostanzialmente è, con Pragatto, Calcara, Sant'Almaso, ancora oggi. Il comune venne poi nuovamente smembrato nel 1818 per essere definitivamente riaccorpato dieci anni dopo, fino a rendersi partecipe delle lotte finalizzate all'Unità d'Italia e a quelle del secondo Risorgimento operato dalla Resistenza.
Il popolo crespellanese, il nostro popolo, ha sempre lottato per l'indipendenza e per la pace. Subi' sia la Prima che la Seconda Guerra Mondiale, ma combatte' valorosamente contro l'occupazione nazista e la tirannia fascista. Nel 1915, quando nelle cosiddette giornate del "Maggio radioso" una minoranza di interventisti ordinò l'entrata in guerra dell'Italia, anche a Crespellano lavoratori e contadini - ma non solo - risposero senza esitazioni e mutatisi in soldati fecero il loro dovere. Alla conclusione vittoriosa, Crespellano conterà 128 giovani caduti fra cui ricordiamo, tra i nostri più stimati figli, il poeta e letterato Adelmo Berozzi.
Nella Seconda Guerra Mondiale e nella Resistenza i caduti, fra militari, partigiani e civili, furono 135. Da ricordare la partecipazione dei giovani crespellanesi alle battaglie di Montefiorino e di Porta Lame a Bologna.
Dopo il conflitto e fino agli anni ‘60, l'economia del luogo rimase prevalentemente agricola, per poi trasformarsi e ripercorrere l'evolversi di una Regione che ha fondato le proprie fortune sulla crescita e diffusione della piccola proprietà, artigianato ed industria meccanica – autentico core business della zona - comparto agroalimentare, terziario e, negli ultimi anni, new economy, con l’insediamento di alcune fra le più importanti realtà aziendali di informatica e telematica del territorio.
Sviluppatosi particolarmente nell'ultimo decennio, il mercato del mercoledì si tiene a Crespellano ormai da quarant’anni e recentemente si tiene anche nella frazione di Calcara; degne di nota anche quattro grandi feste paesane che punteggiano l'anno tra Calcara e Crespellano: la "Festa Fiera", una delle più importanti della provincia, in atto l'ultima settimana di settembre con cadenza annuale dal 1983; la "Festa dello Sport", dedicata agli oltre 700 crespellanesi tesserati in società sportive;"Natalissimo" e la "Festa dei Sughi". Infine, da alcuni anni, nei mesi estivi la piazza di Crespellano ospita il “‘Calcio mercato” e il “Basket mercato” dilettanti a livello regionale.
In definitiva, Crespellano può ritenersi un positivo esempio di paese "a misura d'uomo", dove l'ambiente collinare, il verde pubblico e privato, la presenza di aree industriali e commerciali e i servizi ai cittadini hanno trovato un punto di equilibrio che lo rende uno dei Comuni più vivibili dell’intera regione.